"Avrò un figlio e vorrei ridurre temporaneamente il mio tasso d’occupazione al 60%. C'è la garanzia di poter tornare ad aumentare il mio carico di lavoro in un secondo momento?"
Alla nascita o all'adozione di un bambino i dipendenti possono ridurre il loro tasso d’occupazione di un massimo del 20%, a condizione che ciò non riduca il livello d’occupazione a meno del 60%. Dopo la riduzione, i dipendenti hanno però il diritto ad un aumento unico del loro tasso d’occupazione di un massimo del 20%. (art. 60 cpv. 4 OPers)
Il nuovo regolamento è un successo per l'APC e per quanto riguarda la parità e la conciliabilità della vita professionale e familiare.
Sono ancora soprattutto le madri a ridurre il loro tasso d’occupazione. Molto spesso questo significa un'interruzione di carriera e di reddito che le donne non possono più correggere. Anche se i padri esprimono il desiderio di essere più coinvolti nella famiglia dopo la nascita d’un figlio, non osano farlo per paura delle conseguenze per la loro carriera. Per questo motivo l'APC aveva chiesto questo diritto di reintegrare il livello d’occupazione. Questo è l'unico modo per garantire che il lavoro a tempo parziale non metta un freno duraturo sia alle donne che agli uomini. Ora, dopo la nascita di un bambino, i genitori non dovrebbero più avere solo il diritto a una riduzione del 20% del tasso d’occupazione, ma anche il diritto di aumentare nuovamente il tasso in seguito.
L'APC è convinta che questo diritto legale riduca decisamente l'ostacolo, soprattutto per i giovani padri, di osare il passo verso il lavoro a tempo parziale a favore di un impegno verso la famiglia. La trappola del tempo parziale non farà più prigionieri solo quando i padri saranno disposti a ridurre temporaneamente il loro tasso d’occupazione come lo sono oggigiorno le madri.
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